di Ricardo García Blaya
tratto dal sito todotango.com
tradotto da Claudio Lupetti
È senza dubbio il tango più conosciuto, quello che ognuno riconosce immediatamente, in qualsiasi arrangiamento,
l'icona del Tango, il più registrato in Argentina e nel resto del mondo.
Che mistero nascondono le sue battute, il suo compas, per riuscire a penetrare nel gusto di tante e tanto diverse persone?
Secondo il ricercatore Juan Carlos Legido, nel suo libro "La orilla oriental del tango", si tratta di
«... un vero fenomeno, non sono necessarie molte parole per spiegarlo perché emana
dai cuori delle moltitudini, che furono colpite dalla semplice e originale struttura della sua melodia.»
Se ci lasciamo guidare dall'opinione di Astor Piazzolla, l'incognita non si svela, anzi, crea controversia, dopo le sue affermazioni
sullo scarso contenuto de La Cumparsita, «...il [tango] più spaventosamente povero del mondo...»
Il maestro Francisco Canaro nel suo libro "Mis bodas de oro con el tango" afferma: «... "La cumparsita"...ha una particolare virtù, la sua struttura musicale si presta meravigliosamente ad essere arricchita da orchestrazioni di maggior complessità, tutto è possibile con "La cumparsita": armonia per i violini, variazioni di bandoneon e altri importanti strumenti,
oltre ad altri effetti musicali attraenti, che gli orchestrali e i direttori sfruttano abilmente per il lustro del proprio gruppo.
Ogni direttore di orchestra tipica ha il suo arrangiamento, la sua versione personale del famoso tango. E, orgogliosamente, è certo che la sua interpretazione de "La cumparsita" sia la migliore.»
Horacio Ferrer, nella sua opera "El Libro del Tango", afferma: «La cumparsita è stata oggetto di tutti i tipi di ornamenti, prodotto molte volte di esecuzioni "alla griglia": controcanti, passaggi contrappuntati e variazioni le più diverse.
Alcuni di questi sono stati, per così dire, istituzionalizzati;
per esempio la variazione per bandoneon ideata da Luis Moresco intorno al 1930.»
"La cumparsita" fu inizialmente una marcetta, composta dal giovane studente di architettura Gerardo Hernán Matos Rodríguez in una data incerta, che possiamo situare tra la fine del 1915 e l'inizio del 1916, per la mascherata di carnevale organizzata dalla Federación de Estudiantes del Uruguay, per i festeggiamenti che si avvicinavano.
Ci sono opinioni discordanti sulla data e, come vedremo più avanti, anche su quale fu l'orchestra che la incise per la prima volta.
Secondo Legido e secondo la nipote di Matos Rodríguez, Rosario Infantozzi Durán, le date sono nel 1917 e la prima registrazione fu realizzata dalla orquesta Alonso-Minotto.
Con qualche distinguo lo studioso uruguagio Boris Puga riconosce che la orchestra di Firpo si esibiva nel 1916 a Montevideo, ma che ci sono dubbi che la registrazione di Firpo sia di questo anno,
perché ci sono differenze nella correlazione dei numeri delle matrici con altra serie di registrazioni dell'epoca.
Héctor Lucci sostiene che le due prime registrazioni furono fatte nel 1916. Quella di Roberto Firpo, sicuramente la prima, dal numero del disco, un Odeón 483. La seconda, quella di Juan Maglio, per l'etichetta Era, i cui dischi si stampavano a Porto Alegre (Brasile) dal 1915, dall'inizio della prima guerra mondiale, essendo La cumparsita la quinta registrazione di una serie di ventisei iniziata nel 1916.
Nel suo capitolo dedicato a Alberto Alonso -uno dei direttori del gruppo Alonso-Minotto-, ("Ochenta notas de tango", Ediciones de la Plaza, 1998), lo storico uruguagio Horacio Loriente così commenta: «Alberto Alonso, nel suo libro "La cumparsita, historia del famoso tango y de su autor" (Mosca Hnos. S.A., Montevideo, 1967), fissa la data degli eventi nel maggio del 1917, mentre la compagnia Victor la colloca nel repertorio recente nel dicembre del 1917.»
Inoltre, anche Lucci e Bruno Cespi mi hanno confermato, che non molto tempo dopo comparì un'altra versione de "La cumparsita" della quale si ignorava l'esistenza. Eseguita dal trío Cobián-Fresedo-Roccatagliatta, per l'etichetta Telephon, la stessa etichetta per cui il trio registrerà "Buenos Aires tenebroso", ma in altro disco, a fine del 17 o inizio del 18.
Héctor López e Enrique Binda pubblicarono un articolo nei "Cuadernos de difusión del tango" Nº 16, diretti da Salvador Arancio, nel quale si concorda con Lucci dicendo che il carnevale in questione, per il quale il pezzo fu scritto, fu quello del 1916; che alla fine di quest'anno compare la registrazione di Firpo e, dopo poco tempo, verosimilmente all'inizio del 1917, quella di Maglio e, alla fine di questo anno, quella di Alonso-Minotto.
Nessuno mette in dubbio il fatto che la orchestra di Roberto Firpo sia stata la prima ad eseguire "La cumparsita" in pubblico. La discussione è sull'anno.
Lo storico Héctor Ernié (in "La historia de La cumparsita", revista Tango nº 23), in definitiva, a mio giudizio, fa chiarezza in tutto il tema. In effetti, scopre che la prima partitura de "La cumparsita" fu pubblicata in Montevideo dalla casa Arista y Lena, nel 1916 e nell'anno seguente da Breyer Hermanos di Buenos Aires.
«... Oggi questa affermazione potrebbe sembrare polemica, tutti, o la gran maggioranza, datano i fatti e la prima registrazione nel 1916.», mi confermò Jorge Palacio "Faruk".
Nell'aprile di quell'anno, il giovane Matos Rodríguez, per mezzo di un amico, mostra la musica al direttore e pianista Roberto Firpo, che in quell'epoca dirigeva la sua orchestra nel café "La Giralda", cuore tanguero della città di Montevideo (capitale della República Oriental del Uruguay).
Il pentagramma originale era molto rudimentale per cui si ricorse all'aiuto del pianista Carlos Warren, per comprenderlo più accuratamente.
Il maestro iniziò a suonarlo ma, previamente, fece una nuova versione. Proprio secondo Firpo, "La cumparsita" aveva solamente come caratteristica armonica la prima parte, e che prese qualcosa dal suo tango "La gaucha Manuela" e inserì questa parte nella marcetta come trio -terza parte-, aggiungendole anche un pezzo dall'opera "Miserere" di Giuseppe Verdi. Nacque così "La cumparsita", musica di Matos Rodríguez, Firpo e Verdi.
Legido ci racconta che Firpo propose di firmare il tango in collaborazione, ma il giovane studente, ancora minore di età, rifiutó categoricamente.
Il fatto che si trattasse di un minore non è ozioso, perché, qualche mese dopo, questa circostanza costrinse la casa editrice Breyer Hermanos, che aveva comprato i diritti dell'opera dal giovane autore, a restituirglieli.
Nel 1924, "La cumparsita" era un tema dimenticato, ma successe un fatto che la riportò in circulazione. Senza l'autorizazione del suo compositore, Pascual Contursi e Enrique Pedro Maroni composero dei versi e un nuovo titolo: "Si supieras". Questo causò la furia di Matos Rodríguez, dando origine ad una causa che si risolse solo nel 1948.
Questa nuova versione cantata debuttò in una farsa dell'attore Juan Ferrari, il 6 giugno 1924 e, dopo, la registrò Gardel in quello stesso anno in Buenos Aires e quattro anni più tardi in Barcellona.
Nel 1926 il compositore scrisse nuovi versi e obbligò la casa editrice alla pubblicazione ufficiale. Questa variante fu interpretata dal tenore Tito Schipa, che la registrò nell'anno 1930. Molti anni passarono prima che Ángel Vargas, con la orchestra di Ángel D'Agostino, registrasse gli stessi versi il 2 novembre 1945.
Ma è certo che le parole del duo Contursi-Maroni, che ci ricordano l'atmosfera de "Mi noche triste", è molto superiore all'altra e, in definitiva, fu quella che trascese ampiamente il passo del tempo.
Canaro commenta che al debutto de "La cumparsita" la eseguì con la sua orchestra, ma che ebbe un successo effimero, e ci dice testualmente: «Ma la cosa curiosa è che dopo un certo tempo tornò nei repertori, si replicò, come si dice in gergo teatrale; tornarono a eseguirla le orchestre alla moda, si realizzarono nuove registrazioni, iniziò a cantarla Gardel come uno dei suo numeri prediletti e continuarono a diffonderla molti cantanti. E così cominciò una nuova era per l'ispirato tango, che in crescendo, riaffermò la sua popularità e il suo successo e raggiunse una diffusione e una sorprendente prevalenza sugli altri tanghi dell'epoca, diventando un successo senza precedenti che tuttavia si mantiene all'apogeo, inclusa nel repertorio di tutte le orchestre típiche.
Si impose anche a Parigi e nelle città più importanti d'Europa e d'America.»
Così, per esempio: le sei versioni di D'Arienzo, tra il 1928 e il 1971, sono differenti, e spicca quella registrata il 10 dicembre 1963, la più rítmica e riuscita; Piazzolla, dopo averla ingiuriata, la registrò quattro volte, la prima, in un acetato che non arrivò alla vendita, con la sua orchestra tipica nel 1946. La seconda, un disco T.K. 78 rpm nel 1951. La terza nel 1957 con la orquesta de cuerdas per l'etichetta Music Hall. L'ultima, nel 1967, con una grande orchestra per la Polydor.
Alberto Mancione realizzò, a mio parere, una formidabile registrazione -il 13 giugno 1952-, che fu premiata in Tokio come la miglior versione di questo tango. Questo successe grazie alla diffusione delle sue registrazioni per mezzo di un disco pirata pubblicato in Giappone, senza che Mancione ne sapesse niente.
"La cumparsita" arrivò anche al cinema. Nel 1947 debutta la pellicola diretta da Antonio Monplet, con il nome del popolare tango, con la partecipazione straordinaria di Hugo del Carril. Inoltre fu il titolo che dettero in Spagna al film "Canción de arrabal", di Enrique Carreras nel 1961.
Finalmente, questa opera tanto speciale per la sua spettacolare diffusione, non confrontabile nei numeri con il resto dei tanghi è, in mia opinione, eminentemente strumentale, in apparenza semplice ma che contiene una melodia coinvolgente e bella, che possiede la caratteristica peculiare di rigenerarsi ogni volta, in una sorta di simbiosi, in accordo con la personalità musicale del suo provvisorio interprete.