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Il Bandoneon

Il Bandoneon, nome, origini e produttori

di Oscar Zucchi
tratto dal sito todotango.com
tradotto da Claudio Lupetti

Una primitiva classificazione degli strumenti musicali fissava tre categorie:
1) a corda,
2) a vento,
3) a percussione.
Il bandoneon, correttamente, fu incluso tra gli strumenti a vento. Ma questa classificazione cadde in disuso per mancanza di uniformità dei criteri, perché 1 e 2 prendevano come base quello che vibrava e 3, quello che faceva vibrare.

Nel 1914 i musicologi Eric von Hombostel e Curt Sachs fissarono una definitiva classificazione in base alla domanda: che cosa è che vibra?
1) vibra il materiale che compone lo strumento per la sua rigidità (xilófono o marimba, tra gli altri),
2) vibrano membrane tese rigidamente (tamburo, etc.),
3) vibrano una o più corde tese tra punti fissi (chitarra, víolino, etc.),
4) è la stessa aria posta in vibrazione, come gli organi a tubo, gli armonios, che si chiamano strumenti aerofoni, e qui entra il bandoneon insieme a quelli che lo precedettero come l'accordion e più direttamente la concertina.

Il bandoneon può essere definito dunque come un aerofono portatile con bottoni, azionati con un mantice, con l'utilizzo di ambedue le mani simultaneamente, per azione dell'aria a pressione con un sistema di linguette metalliche. Al lato destro stanno gli "acuti" e al sinistro i "bassi", una ottava più bassa.

Esistono i bandoneon cromatici che realizzano la stessa nota aprendo o chiudendo il mantice. Questa fu una tappa sperimentale, venne usata in Europa e in Giappone fino all'avvento degli esecutori argentini. E l'acromatico, di maggiori possibilità, utilizzato dai professionisti del tango, che varia la espressione a seconda se lo si apre o chiude, producendo dissonanze e assonanze, è detto anche diatonico o bisonoro.

Nato in Germania, comunemente si accetta che il suo nome derivi da uno dei suoi probabili creatori o suo principale diffusore: Heinrich Band, e per il sufisso del nome ci sono opinioni diverse anche se prevale quella che sostiene la formazione di una sorta di cooperativa per sovvenzionare la costruzione dello strumento, dando origine al termine "band-union", trasformato per ragioni di eufonia in "bandonion".

Per altri autori, ci sarebbe la possibilità che bandonion abbia preso il suffisso "onion" da vari predecessori come l'aeolidican, l'aeolomodikon, l'elodicon e lo stesso akkordion (accordeon) tutti basati sullo stesso principio della linguetta che vibra.

Invece, sarebbe sbagliato considerarlo derivato dall'harmonium, strumento che non ha niente a che fare con il bandoneon, salvo essere azionato a mantice e avere una certa somiglianza sonora.

In Argentina si sarebbe fissata la dicitura bandoneón quando per essere esportato nei paesi Sudamericani venne scritto così. Ed ebbe varianti sia orali che scritte, fu chiamato mandoleón, mandolión, bandoleón, bandolión, probabilmente per la cattiva pronuncia del popolo e degli stessi esecutori, capaci di eseguire musica ma con minima istruzione scolastica.

Heinrich Band nacque nella cttà di Krefeld, Germania. Professore di musica e liutaio, uno di 16 figli di Peter Band, musicista e commerciante di strumenti musicali, fu violoncellista in una orchestra della sua città e avrebbe conosciuto dal 1840 la concertina -creazione di Carl Friedrich Ufflig- strumento che può essere considerato come l'immediato predecessore del bandoneón e che utilizzò nel gruppo musicale con cui si esibiva. Questo strumento suscitò il suo interesse, ma a causa della scarsa estensione che aveva si sentì stimolato a perfezionarlo. Nel 1843 iniziò a commercializzare strumenti musicali e da qui, dal 1846, avrebbe avuto origine il bandoneón.

I primi strumenti fabbricati da Band avevano 56 toni con 14 tasti con doppia sonorità da ogni lato. Più tardi ne fabbricò un altro da 64 toni e un altro da 88. Roth considera che, fondamentalmente, il bandoneón altro non è che una concertina migliorata, con altra disposizione dei tasti e sopratutto con una sonorità chiara. Forse per questo non fu mai brevettato.

Il bandoneón a 64 toni aveva 32 bottoni, 17 dal lato destro e 15 dal sinistro, e ogni bottone generava una nota distinta. Quello da 88 toni aveva 44 bottoni, 23 dal lato destro, o canti e 21 dal sinistro, o bassi.

Heinrich, contribi inoltre alla diffusione dello strumento con varie trascrizioni di opere per piano adattate al bandoneón. Fu autore di alcuni valzer e polche. Alla sua morte il negozio proseguì per mano di sua moglie, prima con un socio e più tardi con suo figlio maggiore Alfred, e pubblicarono "Escalas y acordes en todas las tonalidades mayores y menores para bandoneón", che fu una delle prime opere di studio pubblicata per lo strumento.

Nel 1986, il ricercatore Manuél Román portò il suo contributo negando che Band fosse il creatore e attribuì il merito ad un certo Carl Zimermann. Si basa su un annuncio pubblicato da Band nel 1850 nel quale si legge:
"Agli amici del acordeón: da una nueva invenzione, abbiamo ancora perfezionato i nostri acordeones, e questi di nuova costruzione, di formao rotonda e ottagonale da 88 a 104 toni, sono disponibili nel nostro negozio".
Da questo annuncio, il nostro autore trae questi argumenti per sostenere le sue ipotesi:
1) che nell'annuncio non compare la parola bandoneón;
2) che Band non si proclami inventore dello stesso. E aggiunge che nella città di Krefeld non esiste registrazione alcuna della menzionata cooperativa "Band-union", inoltre Band figura come comerciante e non come fabricante, né ci sono prove che avesse impiegati nella sua attività che potessero averlo aiutato nella sua fabbricazione.
E che Zimermann basò la sua creazione sulla concertina tedesca di Ufflig e la chiamò Carlsfelder Koncertina.
La invenzione sarebbe di poco anteriore al 1849, perché in questo anno presentò lo strumento come fabbricato da lui nella Exposición Industrial de París".
Conclude Román affermando che Zimermann emigrò nel Nordamerica vendendo la sua attività a Ernest Louis Arnold.

Ambedue le versioni hanno la stessa origine, la concertina di Uhlig. Verosimilmente entrambi lo fabbricarono con una serie di aspetti tecnici differenti, come per esempio il numero dei bottoni, differenze nell'aspetto, la quantità di bottoni a destra e sinistra, etc.

Dagli inizi della sua fabbricazione, è stato patrimonio quasi esclusivo della Germania, i cui fabbricanti tennero nascosti molto bene certi segreti, in modo speciale quelli riguardanti la lega metallica utilizzata per produrre le linguette.

Ernest Louis Arnold (1828-1910) fu il produttore dei bandoneon ELA che erano importati in Argentina e vendti da Alberto Ohermann. Successivmente la direzione della casa passò ai suoi figli, fino al minore, Alfred (1878-1933), che con tutta l'esperienza acquisita dai suoi primi anni fondò nel 1911 la Società Alfred Arnold Bandonion, che produceva i famosi e apprezzati "AA" ("doble A").
La pubblicità recitava: "L'unico strumento per una interpretazione perfetta del tango argentino".

La fabbrica offriva tre modelli: "lisos", con media copertura di madreperla detti anche "semi nacarados" e con copertura di madreperla completa.
Dopo la prima guerra mondiale furono importati dalla casa Emilio Pitzer che aveva registrato il suo marchio e da Luis Mariani.

Sotto la falsa denominazione di "América" giunsero anche bandoneon da questa casa musicale, fino a che la manovra non fu scoperta. Arnold fabbricava anche i "Premier", eccellenti in qualità e importati da Sharp y Veltren.
Altra marca rinomata fu "Germania", strumenti costruiti da "M:Honer A:G" (Matías Honer). Erano questi strumenti molto solidi e di eccellente fattura. Dalla stessa casa c'erano le marche "Tango", "Cardenal" (al suo paese era Cardinal) e anche "Concertista", tutti importati da Oherman.

Ai fratelli Alfred e Paul Arnold succedettero i rispettivi figli. Uno di questi, Horst Alfred, scrisse all'autore di questa pagina: "Saprá che la Società non esiste più, la mia fabbrica fu espropiata ed è, dal 1949, "fabbrica del popolo". Ora si fabbricano pompe per motori diesel. Nel 1950 mi trasferii a Frankfurt e da allora mi dedico alla vendita e accordature di bandonios (sic) in buono stato."

Un figlio di Paul Arnold, fratello e socio di Alfred, ha potuto uscire dalla Germania dell'Est e, nella parte occidentale dell'ancora diviso paese, fondare la sua fabbrica nella città di Obertshausen, con la collaborazione del Sr. Muller, ex tecnico di Alfred. La Società durò poco dopo la morte del suo titolare nel 1971.

Attualmente non esistono fabbriche di bandoneon. Si calcola che questo strumento possa avere una vita utile di 200 anni.

In questo panorama malinconico la luce della speranza ha il nome di un altro tedesco non ancora cinquantenne, Klaus Gutjahr, che costruisce bandoneon in forma artigianale e su richiesta. Il modello "Gutjahr II" fu realizzato tenendo presenti i desideri dei musicisti di tango rioplatensi, senza trascurare che fossero adeguati alla interpretazione della musica sacra e di concerto.

In Argentina Emilio Torija tentò di fabbricarne artigianalmente e sarebbe dunque il primo fabbricante nostrano. Aveva anche un laboratorio per accordare in Rivadavia 3961.

In un cabaret dove suonava la orchestra di Pedro Polito, si annunciava in un cartello: "Bandoneón fabricado por un argentino". Attualmente nella città di Bahía Blanca c'è un liutaio di bandoneon nato nel 1920, che ha un piccolo laboratorio dove, su richiesta, confeziona i suoi bandoneon, includendo le matrici.

Dal libro "El tango, el bandoneón y sus intérpretes", Oscar Zucchi, Ed. Corregidor, 1998.

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